giovedì 21 gennaio 2016

RECENSIONE: LA BAMBINA NUMERO 8 di Kim Van Alkemade

Buongiorno a tutti voi, oggi per voi la recensione di La bambina numero 8 di Kim Van Alkemade, ringraziando ovviamente la casa editrice che mi ha dato la possibilità di leggerlo.

Titolo: La bambina numero 8
Autore Kim Van Alkemade
Editrice: DeA
Pagine: 353
Prezzo8.99 €
Uscito: 4 Gennaio 2016

    
TRAMA

New York, Anni Cinquanta. Per Rachel, infermiera dalla vita regolare e solitaria, il passato è un buco nero dal quale è riuscita a fuggire per miracolo. Quando però incontra Mildred Solomon, anziana paziente senza più speranze di guarigione, d’un tratto qualcosa nel suo subconscio si slaccia, i ricordi rimossi tornano a galla, prendono il sopravvento. Perché Rachel e la Dottoressa Solomon, come la donna vuole essere chiamata, si sono già conosciute tanto tempo fa, quando Rachel non era ancora Rachel, ma solo la bambina numero otto, un’orfana di pochi anni affidata a un istituto nel Lower East Side di Manhattan. Ma chi è veramente la Dottoressa Solomon? La madre surrogata che si prendeva cura degli sfortunati orfani - unico raggio di luce nella tormentata esistenza della piccola Rachel - o una donna fredda e cinica, votata alle proprie ambizioni e pronta a tutto nel nome della scienza? Solo chiamando a raccolta i fantasmi della memoria Rachel potrà trovare le risposte di cui ha bisogno, e diventare finalmente padrona del proprio destino. Kim van Alkemade prende spunto da fatti realmente accaduti per mettere in scena un dramma incalzante sui temi dell’abbandono, del tradimento e del riscatto. Creando, nella figura di Rachel, un’indimenticabile eroina in bilico tra luce e ombra, tra vendetta e perdono.


RECENSIONE

Questo è un libro dai tratti forti. Un libro che ti fa pensare, ragionare sulla vita.
La scrittrice all'inizio ha voluto farci conoscere il motivo per cui la protagonista è rimasta orfana, per poi saltare da un capitolo a capitolo, da una Rachel infermiera adulta alla Rachel bambina vittima di queste torture.
Orfana a quattro anni, per un padre a mia opinione orribile, e da una madre morta in un incidente. Si divide con il fratello perché la distribuzione dei bambini era divisa per età e sesso, e a quella povera bambina le era toccata il peggio, solamente perché una dottoressa voleva sperimentare per delle cure, le troppe radiazioni la avevano causato la perdita di tutti i peli e capelli. Così una volta all'orfanotrofio, i compagni la prendevano in giro. Pure Sam, in qualche modo non riusciva più a vedere la sua sorellina com'era precedentemente.
La bambina numero 8 mi ha fatta rimanere immersa nelle pagine, per conoscere la storia di questa bambina nei capitoli della sua gioventù, invece durante la lettura del suo presente mi sono incuriosita tantissimo per vedere se alla fine, la felicità aveva incontrato anche lei.
All'inizio, prima di leggere il libro mi ero fatta una mia opinione di quello che stavo andando a leggere, ma una volta letti i primi capitoli avevo compreso che la mia idea non c'entrava assolutamente nulla.
Rachel fin da quando ha ricordo ha sempre sofferto, ma questo non l'ha mai abbattuta, ha combattuto sempre nella sua vita fino che ad un certo punto, FINALMENTE, era lei stessa ad avere le redini della sua vita.
L'unico lato negativo ma che per me conta molto sta nel finale, speravo che dicesse alla sua amata il suo problema, invece ammette solamente un suo errore del passato. Rimangono a guardare l'alba. Ci sono rimasta veramente male, MALE! A fine del libro speravo in un capitolo che spiegasse cosa le fosse successo dopo l'operazione, se avesse incontrato suo fratello. Magari che avesse confessato ai giornali cosa le fosse successo a causa di quella donna ambita dalla medicina. Se alla fine avrebbe scoperto la reale morte di sua madre.
Dopo essere rimasta con il fiato sospeso praticamente tutte le pagine, speravo in almeno ad una risposta alla fine del libro.

"A volte mi chiedo se esiste un limite di dolore che gli esseri umani sono capaci di infliggere ai propri simili" osservai, rivolta a Sam.
"No" replicò "non c'è limite"

Questa frase mi aveva presa particolarmente, tutto quello che ha dovuto affrontare quella povera bambina/donna è stata a causa del dolore che quasi ogni persona del libro le avevano dato. A cominciare da suo padre, da suo zio, dai suoi compagni di orfanotrofio per essere "differente" e per finire da quella dottoressa. Con questo libro tutti dovremmo fare un esame di coscienza per capire che bisogna essere meno egoisti con il prossimo e non etichettare le persone. Un esempio può essere la famiglia che per un periodo della sua vita, Rachel ha fatto diciamo parte.
Come ha fatto Naomi.
Perché anche una parola sbagliata può essere significativa nella vita di qualcuno.

Kim Van Alkemade ha scritto una storia veramente molto toccante. Ha scritto una storia introducendo mille emozioni alla protagonista, che riuscivo pure io a percepire, ed è questo che un buon libro deve fare. EMOZIONARE.


VOTO

3 commenti:

  1. Mi intriga molto questo romanzo: bella recensione :-)

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  2. Ti ringrazio :) ti consiglio di leggerlo perché è veramente un libro originale e che fa riflettere su alcuni particolari della vita, sia propria che dell'umanità!

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  3. Ciao Martina!
    Sono una tua nuova followare!
    Bella la recensione... questo libro è sulla mia lista da un po' e mi fa piacere che sia piaciuto! Presto vedrò di leggerlo anch'io!

    http://stoffedinchiostro.blogspot.it/

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